L'Ottocento

L'Ottocento

Calma apparente

Il milleottocento volge al tramoto. L'Europa che affaccia il ventesimo secolo è quella che viene dalla rivoluzione industriale. Con l'arrivo dell'energia elettrica, petrolio e prodotti chimici, c'è una profonda e irreversibile trasformazione in ambito economico e sociale. La fabbrica ha poi modificato i rapporti nei settori produttivi. Parte della popolazione, che fino a quel momento ha vissuto e lavorato nelle campagne, si stabilisce definitivamente presso le grandi città. Buoni e innovativi risultati si hanno anche in ambito scientifico, medico, oltre che in quello delle nuove rotte economico-geografiche.

Le grandi potenze dell'epoca, Francia e Inghilterra, ampliano i loro domini coloniali, mentre i paesi di recente costituzione, Germania e Italia, fanno il loro primo ingresso nel novero delle relazioni internazionali come stati-nazione. La prima porta in dote alcuni ex staterelli di quello che fu il Sacro Romano Impero. L'Italia invece consolida il restante territorio della penisola con l'annessione del Regno delle due Sicilie e la presa di Roma, lasciando però aperta la questione irredenta di Trento e Trieste, che continuano a far parte dell'Austria-Ungheria.

L'Impero Asburgico, da parte sua, continua a pretendere un rigore secolare nei confronti degli abitanti di lingua e etnia italiana. Ma anche verso i popoli di recente annessione, gli slavi del sud, abitanti di Bosnia e Erzegovina (Il Trattato di Berlino del 1878 assegna agli Asburgo il mandato sulle due ex province dell'Impero Ottomano, che nel 1908 vengono definitivamente annesse all'Austria). L'impero di Francesco Giuseppe prende forma, in passato, non tanto da vittorie militari, ma da una serie di matrimoni che nel corso dei secoli ne ingrandiscono i confini. Con queste nuove annessioni territoriali altri popoli vanno ad aggiungersi alla già numerosa galassia.

Dei circa 52 milioni di abitanti, solo 12 milioni sono Tedeschi, il resto della popolazione è composto da 10 milioni di Ungheresi, 8 milioni di Cechi e Slovacchi, 5 milioni fra Serbi e Croati, 5 milioni di Polacchi, 4 milioni di Ruteni, 3 miloni e mezzo di Rumeni, 2 milioni di Turchi, 1 milione di Sloveni e circa 1 milione di Italiani (fonte tuttostoria.net).

Poi c'è la Russia. Pietro il Grande, nel diciottesimo secolo, la trasforma in un impero ispirandosi ai modelli occidentali e ne stravolge l'organizzazione sociale e amministrativa per farne un paese moderno. La dinastia dei Romanov, però, versa in condizioni disastrose. Ai primi del '900 è ancora palpabile la Servitù della gleba (seppur abolita ufficialmente da Alessandro II nel 1861) e i proprietari terrieri si arricchiscono ancora molto a scapito dei contadini. L'industria è da poco sviluppata, ma arranca rispetto alle altre nazioni. Il malcontento è sempre più diffuso.

Questa la situazione europea alla vigilia dell'attentato di Sarajevo.