Il coraggio delle donne!

Il coraggio delle donne!

“Se avessi saputo che due femmine mi avrebbero fatto tutto questo danno…”.

Le due “femmine” sono due sorelle combattive e coraggiose, Maria Rosa e Savina Pilliu, due sorelle che, loro malgrado, sono diventate il simbolo della resistenza alla mafia, ma anche alla burocrazia kafkiana dello Stato. Chi pronuncia questa frase è Piero Lo Sicco, costruttore legato alla mafia, che aveva deciso di edificare un palazzo a piazza Leoni a Palermo. Il problema è che per farlo, doveva demolire alcune case più piccole, appartenenti alla famiglia Pilliu. Visto il deciso rifiuto delle sorelle, che non si fanno blandire da regali e promesse, ma nemmeno intimorire da minacce più o meno velate, l’imprenditore pensa bene di ignorarle, dichiarando al Comune che il terreno interessato dal suo progetto è tutto suo, e che quindi avrebbe demolito le casette per costruire un grande palazzo di nove piani.

Ovviamente non era vero, ma nessuno si prende la briga di controllare. Così Lo Sicco può costruire il suo palazzo, ma danneggia gravemente le casette delle sorelle Pilliu. Loro hanno fiducia nello Stato e nella giustizia, quindi denunciano, immaginando che saranno tutelate.

E invece no.

Ci metteranno ben trent’anni per ottenere una sentenza che riconosca le loro ragioni e soprattutto un risarcimento per i danni subiti. Solo che in realtà questi soldi (circa 700.000 euro) non li vedranno mai, perché intanto il costruttore viene condannato per i suoi legami con la mafia, e quindi lo Stato gli sequestra i beni. Lo Sicco non ha i soldi per pagare, ma lo stesso Stato, questa volta sotto forma di Agenzia delle Entrate, non si fa scrupolo di chiedere alle sorelle le tasse sulla somma mai ricevuta. Stato che tra l’altro nega alle due sorelle lo status di “vittime di mafia” e quindi rende impossibile il ricorso al fondo solidarietà alle vittime della mafia.

Oltre al danno la beffa: non solo le sorelle non hanno ottenuto alcun risarcimento, ma sono condannate a pagare di tasca propria 22.842 euro.

Una beffa terribile per la storia assurda di una lotta impari di queste due donne determinate e coraggiose contro la mafia e la corruzione, ma anche contro una burocrazia insensata e insensibile.

La fine della storia è terribilmente amara e triste: nell’agosto 2021, Maria Rosa Pilliu è morta senza avere la soddisfazione di vedere i suoi diritti riconosciuti.

Però c’è una parte della storia che potrebbe ancora cambiare, grazie all’attenzione e alla solidarietà di Pif, che ha raccontato in diverse occasioni la vicenda surreale delle sorelle Pilliu, ed è determinato a trovare un finale migliore. Ha scritto un libro, insieme al giornalista Marco Lillo, “che non racconta una storia ma che vuole cambiarla”. Perché è una storia di ingiustizia, corruzione e mafia, in cui alla fine le persone per bene non vengono tutelate come dovrebbe accadere in un mondo migliore.

Pif e Marco Lillo hanno deciso di rinunciare a ogni diritto d’autore per devolvere il ricavato del loro libro per raccogliere i famosi 22.842 euro. E magari anche per ristrutturare le due casette, diventate ormai un monumento della resistenza della legalità e delle persone per bene che lottano contro la mafia e contro le ingiustizie.

È una storia triste, ma la solidarietà delle persone potrebbe trasformarla in una storia migliore.

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La farfalla della gentilezza

(Il libro si intitola “Io posso. Due donne sole contro la mafia”, di Pif e Marco Lillo, Feltrinelli, 2021).